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E a chi resta, arrivederci

“Ci sono molti modi per scendere nei sotterranei di Bologna e potrei dirveli tutti, ma che ve ne fareste? La strada più comoda è via dell’Inferno 10. Un condominio con il portone di strada da aprire, ma per Pellicano non è un problema. Conosce la serratura a occhi chiusi”.

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Sta arrivando nelle librerie E a chi resta, arrivederci , un’antologia di racconti proposta da Einaudi nella collana STILE LIBERO EXTRA.

Per l’occasione Loriano si è confrontato con la figlia Sabina, raffinata curatrice e autrice a sua volta di articoli e racconti per riviste, quotidiani e antologie.
Sabina Macchiavelli tiene anche corsi di scrittura creativa.
Qui si ritrova a intessere un dialogo col padre sul tema dell’inferno intorno a noi.
Inferno che c’è, eccome. Difficile da riconoscere perché sommerso, nascosto, volutamente dimenticato. Così confrontano le esperienze di chi ha vissuto e conosciuto sulla propria pelle l’atrocità della guerra e la rivive nella sofferenza di oggi. Dall’altra parte ecco lo sguardo di chi cerca nelle storie delle persone che incontra una risposta alle domande più difficili.  L’orrore del secondo conflitto mondiale si riflette nei massacri che hanno devastato i Balcani.  I sotterranei di Bologna, dove una famiglia clandestina festeggia il Natale con un improbabile cenone, sono bui come la tossicodipendenza in cui finisce una coppia di innamorati. E come non vedere un parallelo tra le ruspe che, in nome della legge, trasformate in carri armati straziano e cancellano una baraccopoli e la famiglia di sfollati in fuga da una strage nazista ?E a chi resta, arrivederci - Einaudi Stile Libero Extra, 2013
C’è, come in ogni inferno, la solidarietà possibile: il gesto di Sarti Antonio, sergente, che porta da mangiare ai nomadi. Ma c’è soprattutto la memoria di ciò che è stato, da difendere da ogni tentativo di rimozione.

Un inedito dialogo tra padre e figlia in 22 storie, un incontro tra generazioni che racconta come è cambiato il nostro Paese.

In uscita il 17 settembre 2013.

Progetto grafico di Gaetano Falcinelli
In copertina: foto © Tanja/Tiziana / Doublecrossed
Photography / Flickr / Getty Images

Nella sezione Interviste del sito l’incontro di Sabina e Loriano Macchiavelli con Erika Zini di CIAOradioTV, nella rubrica BookMania, in onda il 23 novembre 2013.

L’ironia della scimmia

 L’ironia della scimmia

 Loriano Macchiavelli vi regala l’incipit del romanzo che sarà in libreria il 6 novembre 2012 (Omnibus Mondadori). Eccolo:

“L’incontro era iniziato alle otto di sera. La prima pausa ci fu alle dieci.
«Caffè?» I tre Sottocoda annuirono e l’Italiano suonò il campanello. Nello studio ci fu silenzio per la breve pausa dedicata al caffè, un silenzio teso, agitato per quanto era stato detto, ordini e commenti, e per quanto era stato deciso.
L’Italiano posò la tazzina sul tavolo, l’allontanò per fare posto di nuovo alle carte, che consultò, e poi, posando il dito sulla chiazza scura sul fondo azzurro mare e, all’apparenza soddisfatto, mormorò: «Bene, mi pare che abbiamo affrontato ed esaurito tutti gli argomenti».
Gli restavano dei dubbi, che non aveva intenzione di trasmettere ai Sottocoda. Ne avrebbe forse parlato al Vecchio, più tardi, quando i tre se ne fossero andati ad eseguire gli ordini ricevuti.
«Quanto abbiamo discusso e deciso qui, oggi, qui e per sempre deve restare» disse. Puntò lentamente l’indice sui tre, uno dopo l’altro. «Se si verrà a sapere dove porteremo il prigioniero e a quale fine è destinato, uno di voi avrà tradito e allora…» Si alzò per scandire con lentezza: «Non lo permetterò!»
La riunione pareva conclusa, ma nessuno dei Sottocoda si alzò. Mancava qualcosa agli ordini ricevuti. L’Italiano lo sapeva e di proposito non aveva comunicato l’ultima sua decisione. Passò di nuovo in rassegna i tre. «Non resta che stabilire a chi affidare la custodia del prigioniero» e attese una proposta che, sapeva, non gli sarebbe venuta. Indicò uno dei tre, il più massiccio, quello che sempre si era dimostrato, fra loro, il più deciso.
«D’accordo» disse quello, «i miei uomini sono fidati. Rispondo di loro personalmente.»
Con uno sguardo l’Italiano chiese agli altri due se c’erano obiezioni e, non venendogli, annuì.
I tre erano alla porta e l’Italiano li fermò con una frase che non ammetteva discussioni. «Ricordate: sparare a vista contro chiunque tentasse di impadronirsi del prigioniero!» I tre annuirono. «Piuttosto che lasciarlo cadere nelle mani di chicchessia o lasciarlo fuggire, dovrà essere soppresso!»
Usciti i tre, anche l’Italiano lasciò lo studio e raggiunse il Vecchio.
Lo attendeva da ore in un salotto all’altro capo del palazzo. Leggeva il giornale e sospese al suo ingresso. Si tolse gli occhiali, ripiegò il giornale e lo posò sul tavolo.
«Tutto a posto?» chiese. L’Italiano annuì. «Dove lo avete fatto portare?»
«È al sicuro» rispose quello. «L’ho fatto portare molto lontano da qui. Non ne uscirà vivo.»
Il Vecchio annuì con gesti lenti del capo, com’era abituale per lui quando voleva rappresentare la sua soddisfazione. Si prese il tempo per accendere un sigaro e, mentre lo faceva, continuò a scrutare il viso del Capo. Una prima, breve boccata di fumo… La prima deve sempre essere breve. Non fa arrivare in bocca il fumo troppo caldo e l’aroma resta delicato, in attesa dei quello più forte, quando il sigaro avrà preso bene e si sarà ammorbidito per l’umidità dell’aria filtrata fra le foglie arrotolate. Una prima,  breve boccata di fumo e «Cosa non va?» chiese sottovoce.
L’Italiano non rispose subito. Pensò a come affrontare un argomento che, nell’intera faccenda, non lo aveva convinto. Fu sollecitato dall’agitarsi impaziente del sigaro fra le dita del Vecchio e allora disse: «Non sono del tutto convinto che la sua morte ci possa giovare.»
Il Vecchio si rilassò sulla poltrona, aspirò e gettò fuori lentamente il fumo. Chiuse gli occhi e mormorò: «Tranquillo, tranquillo, la morte è il solo avvenimento che giovi alla vita di un uomo».”

UNA PARENTESI NEL CORSO DEL ROMANZO.
La scena del delitto.
Si dice e si scrive così, come se l’omicidio facesse parte di una commedia e i morti ammazzati, fossero le comparse indispensabili per dare credibilità alla storia; l’assassino è il truce protagonista e chi si arrabatta per venirne fuori, cioè la parte sana della società, ma non sempre, l’eroe dal quale ci si aspetta il miracolo dalla punizione.
Balle.
La scena del delitto è il luogo squallido dove si esplicita lo squallore della società. I cadaveri sono il tributo all’equilibrio della vita e la parte sana della società, cioè l’eroe, è la finzione che sia possibile porre rimedio all’omicidio e ad altri innominabili delitti. Scegliete voi quali. Avete l’imbarazzo.
I due alpini e la scena del delitto sono rimasti lassù, alle cure degli esperti nella speranza che emergano elementi validi alla soluzione del caso.
Anche soluzione del caso è espressione infelice.
I morti ammazzati non sono mai un caso. Non nel senso di fatalità, destino, sorte, contingenza, circostanza, occasione.
Neppure nell’accezione di avvenimento, accadimento, stato di fatto o dato accertato. E un caso non è mai chiuso. Lascia sempre e comunque aperte delle porte dalle quali entrano, o escono, le storie maledette del mondo.
Chiusa parentesi.

 

 

Carlo Lucarelli (Gruppo 13) dice

Non è una scuola, non è un’associazione; non ha statuto, né cariche; gli scrittori che l’hanno fondato, tutti giallisti di Bologna, pubblicano per molte differenti case editrici e si dedicano a generi diversi, dal noir al poliziesco storico, attraverso il mystery classico, il giallo umoristico, l’hard boiled, il nero metropolitano. Ai dieci che hanno fondato il gruppo, si sono aggiunti via via molti altri autori, quali Eraldo Baldini, Mario Coloretti, Giampiero Rigosi ecc…
L’antologia “I delitti del Gruppo 13” contiene:
Racconti di Pino Cacucci, Massimo Carloni, Nicola Ciccoli, Danila Comastri Montanari, Marcello Fois, Carlo lucarelli, Lorenzo Marzaduri, Loriano Macchiavelli, Gianni Materazzo, Sandro Toni.
Illustrazioni di Roberto Baldazzini, Giorgio Carpinteri, Onofrio Catacchio, Otto Gabos, Francesca Ghermandi. Vittorio Giardino, Igort, Mannes Laffi, Claudio Lanzoni, Leila Marzocchi, Filippo Scòzzari.

(tratto dal sito: www.carlolucarelli.net)