FRA LE RIGHE TRE

L’articolo 48 della nostra Costituzione stabilisce che
Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed uguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.
Più avanti si legge:
Il diritto di voto non può essere limitato.
Poche righe, ma con un peso enorme, se noi lo vogliamo.
Vuol dire, amici miei, che al momento del voto siamo tutti uguali, che abbiamo o potremmo avere lo stesso valore davanti all’intero mondo. Finalmente!
Non sciupiamo questa straordinaria occasione. Anzi, questo privilegio.
Non capita tutti i giorni. E potremmo pentircene. In quel caso, sarà tardi. E se le cose non andranno come vorremmo andassero, sarà anche colpa nostra.
Non ho dubbi: andrò a votare per i 5 referendum di giugno. Sono uno straordinario strumento di partecipazione diretta alle scelte che regolano la nostra vita sociale e la convivenza civile del paese, come stabilisce la nostra Costituzione. E io ci tengo alla Costituzione. Me l’hanno regalata i nostri padri e so che è costata molto. In tutti i sensi.
Nella questione del voto sono rigoroso, prima di tutto con me stesso. Non capisco l’astensionismo. Cosa mi dà? A chi giova? Perché non fa paura?
Riflettiamoci e diamoci qualche risposta onesta. Senza ipocrisia.
I referendum che dobbiamo andare a votare riguardano diritti fondamentali del lavoro e della cittadinanza.
La nostra risposta deve essere netta: Sì, Sì, Sì, Sì, Sì.
Dopo ci sentiremo più tranquilli: avremo fatto il nostro dovere, come da Costituzione, e tutti noi, e tutti i nostri figli saremo più tutelati.
macchia