Il 22 aprile 2015, alle ore 10 del mattino, sospendevo l’aggiornamento del mio sito. Mi sembrava stupido, più che inutile, continuare ad aggiornarlo per raccontare cose che interessavano a pochi. Forse a nessuno. Perdevo tempo io e lo perdevano quei quattro sfigati che entravano in casa mia. Con tutte le buone intenzioni, naturalmente, e ben accetti. Magari per la curiosità di “vedere cos’ha inventato stanotte il Macchia”.
Il 15 ottobre 2015, alle ore 4 e 30 del pomeriggio ho deciso di riprendere il mio colloquio con il mondo. Anche se al mondo non interessa nulla di ciò che penso. Ancor meno di ciò che scrivo. L’ho deciso dopo aver letto, comodamente sdraiato nella poltrona, l’ultima presa per il culo di COSTORO.
Avrei potuto scrivere “presa in giro”, ma non funziona. La presa in giro è quasi un gioco, un modo per essere ironici con il prossimo. Prendere in giro, ovvero fare o dire qualcosa per poi tornare al punto di partenza in modo che il preso in giro capisca che di uno scherzo si è trattato. Che non si faceva sul serio.
COSTORO non scherzano. COSTORO fanno sul serio. COSTORO ci prendono per il culo. E il più delle volte fa pure male, oltre che essere un modo vergognoso, truffaldino, delinquenziale per fregare il prossimo.
L’ultima fregatura parte da lontano. Parte dal 18 aprile 1993 quando il 77% degli italiani votò e il 90,30% di loro disse NO al finanziamento pubblico ai partiti. Che voleva dire: se ai partiti servono soldi, se li guadagnino. Vadano a lavorare.
COSTORO scelsero un’altra via e subito dopo ce lo misero nel taschino con una legge che prevedeva il 4 per mille da versare a un partito. Non al tuo: a uno qualunque che avrebbero deciso poi loro quale.
Tutta questa manfrina per dire (scrivere) quanto mi abbia dato fastidio la notizia letta, comodamente sdraiato in poltrona, che 20 milioni dei nostri soldi andranno a COSTORO sotto forma di rimborso elettorale. Il che innescherebbe un altro grosso problema: quali elezioni? Quelle che non hanno mai eletto il governo attuale? Quelle che sono avvenute con una legge elettorale che la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale? Non ieri o l’altro ieri. È accaduto nel gennaio del 2014. Ce ne sarebbe stato di tempo per porre rimedio a una incostituzionalità!
Il che, infine (ma non per finire) ne innescherebbe un altro di grossi problemi: posso io dire no a una legge incostituzionale votata da un parlamento eletto con una legge incostituzionale e firmata da un presidente a sua volta eletto da un parlamento eletto come sopra?
Troppi eletto, ma questa è la realtà.
E se lo facessi…
Vi prego di notare, signori giudici, che ho usato il verbo al condizionale.
Se lo facessi, se decidessi di non rispettare quella legge, finirei sotto processo?
Bene, ho scritto la mia e mi sento meglio. Continuerò a farlo, anche se servirà solo a dare un senso al mio scrivere. E lo farò nell’unico luogo che mi è consentito: in casa mia.