Tutti gli articoli di Loriano

IL POTERE COME LO VEDO IO – SECONDA PUNTATA: IL LUPO E L’AGNELLO.

Il potere non esiste in natura e non esiste come puro spirito. Non si ottiene con mezzi democratici. Lo si prende. Il più delle volte con la forza, ma lo si può ottenere anche con dolcezza.
Per la presa di potere con dolcezza è indispensabile crearsi la corte dei subalterni promettendo loro futuri incarichi e quindi laute remunerazioni. A pagare le quali sarà poi il popolo bue. Bue nel senso che si lascia mettere tranquillamente il giogo sul collo e solo quando viene frustato per tirare l’aratro o il carro o altro peso, si accorge dell’errore fatto. Troppo tardi.
Democratiche elezioni possono essere un altro modo per prendere il potere dolcemente. A condizione che subito dopo si traffichi per mettere il vincitore nelle condizioni di non governare.  Con l’aiuto dei vassalli si convince, quindi, il popolo di essere il solo in grado di salvare il paese (a volte il mondo) e, senza altre elezioni, le quali non darebbero garanzie di vittoria,  vassalli, valvassori e valvassini gli chiederanno per favore di provvedere alla salvezza della comunità.
Il potere si può anche consegnare coscientemente. In questo caso lo si fa perché lo si vorrebbe per sé ma, sapendo di non avere né struttura né mezzi per farlo, ci si accontenta delle briciole. E, potendo, si diventa vassallo o valvassore o valvassino del feudatario, a seconda delle proprie caratteristiche sociali ed economiche.

Nel nostro paese c’è abbondanza di poteri che, ovviamente, non hanno le stesse potenzialità. Dal che si deduce che esiste una struttura gerarchica dei poteri: poteri primari e sottopoteri. I sottopoteri sono quelli di casta, degli ordini professionali, delle associazioni, delle congreghe, dei gruppi organizzati… Contano quello che possono e sottostanno ai poteri primari: politico, giudiziario, religioso, bancario, burocratico… e l’elenco è ancora lungo. Potere primario è anche il potere mafioso.
Il potere dei poteri o potere primario o grande potere o potere sovrano, sta sopra i poteri primari e sopra i sottopoteri. Esso giganteggia, comanda, tirannizza (il verbo tirannizzare non esiste e avrei dovuto scrivere tiranneggia , ma tirannizzare è più tirannico) su tutti noi.
Potere dei poteri o potere primario o grande potere o potere sovrano. Come vi pare: è lui il padrone del mondo. Lui è il potere economico. Il quale tollera, o può tollerare, a suo insindacabile giudizio, i poteri primari e i sottopoteri. Permette loro di sopravvivere, ma solo fino a quando non interferiscono e rispettano le sue leggi. Che non sono scritte o codificate, ma di quelle sono più efficaci e soprattutto più veloci nel punire.
Il potere sovrano è invisibile e usa un burattino, possibilmente cialtrone (e in questo da noi non c’è che l’imbarazzo della scelta), che sappia incantare il volgo ignorante e sciocco con parole e parole e parole. Con promesse e promesse e promesse ma che poi eseguirà fedelmente gli ordini del Potere Sovrano .

SECONDO BREVE APOLOGO:
L’agnello si aggirava disperato e piangente quando incontrò il lupo. Che gli chiese: «Perché piangi, piccolo e tenero agnello?»
«Mi sono perduto… Non trovo più la pecora mia madre. L’hai veduta? È passata da queste parti? L’hai almeno sentita?» e il pianto dell’agnello diventò straziante.
«Sì» disse il lupo, «È passata di qua e l’ho anche sentita.»
«Ho fame, sete, sono stanchissimo e non so più dove cercarla.»
«Non hai il montone padre che si occupi di te, che ti accudisca?»
«Ce l’avevo, ma è partito alla ricerca di prati più verdi e di erba più tenera per mamma pecora e per me.»
«Così sei rimasto solo, non c’è nessuno  che ti protegga?» chiese ancora il lupo.
L’agnello negò scuotendo il capo. E una pioggia di lacrime che ormai inzuppavano il suo tenero e delicato vello, si sparse attorno.
Il lupo, commosso dal dolore si grande dell’agnello, disse: «Se vuoi posso proteggerti io. Almeno fino  a quando non tornerà il montone padre.»
«Ti ringrazio» e l’agnello stanco e disperato e affamato, si accucciò accanto al lupo benedicendo la sorte che glielo aveva fatto incontrare. E, fiducioso, si addormentò.

Il lupo sentì, in coscienza, di aver fatto la sua buona azione. Da lupo civile e benpensante non poteva tollerare che l’agnello soffrisse tanto. Si accucciò nella sua tana e si addormentò soddisfatto. Soprattutto sazio.
(Continua alla prossima puntata.)

UN PEZZETTO AL GIORNO…

…  toglie la libertà di torno.
E’ stato il mio primo pensiero appena letta la notizia “Senza vaccini NIENTE SCUOLA e SARANNO PUNITI I MEDICI OBIETTORI.” (la Repubblica, 6 novembre 2015).
Benissimo.! Evviva! Tutti d’accordo!
Poco importa se  la libertà di coscienza “si fonda sulla tutela prioritaria della persona rispetto allo Stato e sul rispetto della libertà di coscienza, diritto inalienabile di ogni uomo (art. 2, 19, 21 Cost.; art. 18 Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo)” come si legge nell’enciclopedia Treccani.
Poco importa che il diritto dovere alla scuola sia sancito dalla Costituzione ( art. 34) oltre che dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (art. 26).
L’arroganza del potere non si ferma neppure davanti alle più alte conquiste di civiltà. Anzi, si scatena con più forza e ostinazione nelle decisioni che a prima vista appaiono giuste e condivisibili. Quindi, è giusto vaccinare e davanti a ciò, il potere avrà solo approvazione dalla maggioranza dei cittadini. Perché la maggioranza non è più abituata a pensare. Dietro quelle che sembrano decisioni ovvie e condivisibili, si nasconde la violenza del potere.
Se ci riprenderemo il pensiero che ci hanno rubato, forse riusciremo a contrastarla quell’arroganza.

FRASI FAMOSE

Qualche anno fa.
“Qui si fa l’Italia o si muore” e qualcuno ci è morto.
“L’Italia è fatta. Ora facciamo gli italiani.” Più o meno. Ci sono molte versioni e io non c’ero quando fu pronunciata.
“Alea iacta est!” Uno al quale piaceva il gioco d’azzardo.
“Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi…”  Uno che hanno preso alla lettera.
“Io non la penso come te ma darei la vita per farti dire quello che pensi.” Uno che esagerava ma sapeva quello che diceva.

Oggi.
“Adesso ci divertiamo!” Uno che esagera ma non so se sappia quello che dice. Comunque, noi ci divertiamo meno, molto, molto meno.

LE STRAVAGANTI, MA NON TANTO, DICHIARAZIONI DI IMPORTANTI PERSONAGGI DELLA POLITICA

Fra le tante dichiarazioni di personaggi importanti che si susseguono ormai senza un attimo di sosta, sosta che forse potrebbe permetterci, una volta tanto, di riflettere, ce ne sono due che hanno aumentato il mio senso di vuoto nel quale viviamo. Non di sconforto. Lo sconforto non mi disturba più: è quotidiano.
Le ho lette sui giornali di domenica 1 novembre corrente anno del MRR .
La prima: “Basta chiacchiere… Occorre tornare ad avere fiducia nei propri mezzi. Dire ‘Sono un cittadino romano’ era un vanto ora è motivo di preoccupazione e scandali…
Se Basta chiacchiere! viene da un tale che di chiacchiere vive e sulle chiacchiere ha fondato il suo potere, l’ordine fa sorridere di tristezza e delusione per la scarsa considerazione nei nostri confronti.
Quanto al Civis romanus sum… Forse chi usato la frase non si è accorto della doppia interpretazione che le si potrebbe dare. Per sua fortuna non se ne sono accorti neppure gli ascoltatori e i lettori che, da un po’ di tempo in qua, hanno preso il brutto vizio di non ragionare su quanto ascoltano o leggono. Per questo il potere può impunemente gridare le proprie parole d’ordine. Vuote di senso.
Non posso pensare neppure lentamente che l’abbia usata di proposito e ben sapendo cosa ci stava dietro.
Sono cittadino romano lo dichiaravano i figli dell’impero di Roma in terra straniera. Vantavano così una serie di diritti che solo al civis romanus erano concessi. E significava: non molestatemi, non azzardatevi a toccarmi se non volete avere guai. Quindi il vanto del quale vaneggia il personaggio di cui sopra, consisteva nel far valere dei privilegi che non erano concessi a chi civis romanus non erat. Insomma, era una minaccia, e neppure velata, di ritorsioni.
Sono cittadino romano! e il cittadino romano diventava intoccabile.
Se pensiamo a Mafia Capitale che di questi tempi è di moda in quel di Roma e dintorni, l’accenno al Civis romanus sum suona piuttosto drammatico. Quanto meno di pessimo gusto.

La seconda dichiarazione: il governo di Matteo “è il più di sinistra degli ultimi 30 anni” e se lo dice uno che di governi se ne intende, sono costretto a crederci. Anche se faccio molta, molta fatica a considerare che l’attuale governo abbia qualche attinenza con la politica di sinistra. Ma come la penso io e come la pensate voi, passa in secondo, terzo, quart’ordine rispetto a chi ci ha lasciato un’eredità che ci porteremo addosso per chissà quanti anni ancora.

IL POTERE COME LO VEDO IO – prima puntata: il lupo e la pecora.

La precisazione iniziale che vale per tutte le puntate.
Quando scrivo di persone, uomini,  gente, esseri umani… intendo donne, uomini, omosessuali e ogni altra definizione si voglia dare ai vari rappresentanti dell’umanità.

Da altre parti, da ben altri personaggi e molto meglio di come lo farò io, è descritta la struttura del Potere e le varie teorie che si sono inventate per giustificarlo o per dargli una spiegazione che possa sembrare ragionevole. O almeno accettabile. Come nasce, si sviluppa, si autogiustifica e si giustifica davanti al mondo. Comunque stiano le cose, io ho un’idea precisa del Potere e mi piace scriverla perché la capisco meglio. E per condividerla con altri.
Il Potere è di due tipi: legale e sotterraneo ed è, in ogni caso, sopraffazione.
Il Potere legale è imposto da leggi dello Stato. Non sempre democraticamente.
Il Potere sotterraneo è imposto e basta, da chiunque voglia farlo e abbia i mezzi per perseguirlo. Due argomenti, chiunque voglia farlo e abbia mezzi per perseguirlo, che affronterò in una prossima puntata.
Alla base c’è comunque l’imposizione. E cioè, un’azione violenta che non può o può essere accettata. Chi non l’accetta è fuori, emarginato, considerato eversore, a volte terrorista, ed è punito secondo quanto previsto dalla legge imposta dal Potere. Chi l’accetta lo fa sperando di partecipare, un giorno non troppo lontano,  al banchetto con le briciole di quel Potere. O sperando che, così facendo, lo lascino almeno sopravvivere.
Anche questi due argomenti, partecipazione alle briciole e speranza di sopravvivere, saranno oggetto di una successiva puntata. Preparatevi al peggio perché, come capirete dalla frase che avete appena letto, ho intenzione di tenervela lunga.
Chi accetta l’imposizione del Potere non creda di essersela cavata, di restarne fuori tranquillo: sarà punito ugualmente nei suoi diritti di persona.,

Primo breve apologo. Il lupo disse alla pecora: «Ho un po’ di fame. Che ne diresti se ti mangiassi?»
«Preferirei di no» rispose la pecora.
«Sono d’accordo» e il buon lupo cercò di appisolarsi sperando che il po’ di fame si chetasse. Non accadde. Anzi, il po’ di fame si trasformò in morsi di fame insopportabili. Fra un brontolio e l’altro dello stomaco, il lupo aprì un occhio e guardò la pecora che, per nulla messa sull’avviso dalla richiesta, per lei ben poco rassicurante, continuava a pascolare poco distante.
«Facciamo così» disse il lupo avvicinandosi alla pecora. «Facciamo così. Oggi mi limiterò a mangiarti la coscia destra. Che ne dici?»
«Preferirei di no» confermò la pecora e stava per allontanarsi, cominciando a dubitare che le sue preferenze non sarebbero state tenuto in  conto dal lupo.
«Vedo che a essere democratico non si arriva a un accordo»borbottò il lupo. E senza aggiungere altro si mangiò la pecora che era riuscita a fare appena due passi.

(Continua alla prossima puntata.)

Nota in calce alla prima puntata: avevo appena messo sul sito la prima puntata (con la solita fatica per capire procedure per me incomprensibili) che ho letto l’articolo di Silvia Tuzzi su Il fatto quotidiano (23 ottobre 2015) riguardante il libro del professor Zagrebelsky Moscacieca (Laterza editore, 2015). Ci tornerò in una delle prossime puntate. Sia sull’articolo che sul volume.