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Questa sezione è dedicata alle notizie su Loriano Macchiavelli, oltre a segnalazioni, idee, progetti scritti di suo pugno. Seguitelo.

SANZIONI

Le prime delle quali il sottoscritto ha notizia vengono dalla Grecia. Esattamente da Atene, 411 Avanti Cristo. Una tale Lisistrata, stanca e indignata, come le altre donne, delle continue guerre con Sparta che portavano solo lutti e distruzioni, propone alle ateniesi di negare i piaceri sessuali agli uomini fino a quando questi non stipulassero una pace durevole.
A quanto mi consta quelle sanzioni sono state le uniche, nella storia dell’umanità, che abbiano funzionato. Forse perché ha ragione quel proverbio che cita peli e buoi. E, come si sa, i proverbi sono la saggezza del popolo. Povero popolo!

Alcuni esempi recenti: le sanzioni nei confronti della Libia (marzo 2011) e quelle contro la Siria (sempre 2011) hanno portato lutti e distruzioni anziché pace e benessere. Basta dare un’occhiata allo stato dei due paesi oggi per rendersene conto.
Quelle più drammatiche che ci riguardano e che sono state il prologo alla seconda guerra mondiale, sono state le sanzioni all’Italia fascista di Benito Mussolini comminate nel 1935 dalla Società delle Nazioni, l’Onu di qui tempi, nata dopo la prima guerra mondiale ed estinta per inutilità nel 1946.
Mussolini le chiamò le inique sanzioni, proclamò l’autarchia e ne approfittò per incitare l’odio del popolo contro le nazioni ostili di modo che, quando annunciò di aver dichiarato guerra alla Francia e alla Gran Bretagna (settembre 1939), i leoni di Benito Mussolini emisero, dalle Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno, il loro ruggito del topo.
Nel periodo autarchico seguito alle sanzioni nacquero (io c’ero) gli orti di guerra, l’oro alla patria, la raccolta del ferro, che culminò, quest’ultima, con la demolizione e il recupero di recinzioni, balaustre, ringhiere e quant’altro avesse un minimo tasso ferroso. Per costruire cannoni e carri armati e fare più forte e rispettata l’Italietta del Benito. Sappiamo che fine hanno fatto. I leoni, i cannoni, i carri armati e l’Italietta. E molta umanità analfabeta facile da fregare.

Che si continuino a comminare sanzioni significa che chi le ordina o è ignorante (della storia e non solo) o è colluso.
Buone sanzioni a tutti.
macchia

Spero, nonostante…

Di campagne elettorali ne ho vissute tante. La prima della Repubblica italiana è del 2 e 3 giugno 1946 e si votava per eleggere i membri dell’assemblea Costituente. Avevo 12 anni e andavo in giro con mio padre, il grande Rigo, a distribuire volantini e stampa. A 18 anni ho votato per la prima volta e per me, che avevo vissuto, se pure bambino, il periodo del terrore fascista, è stata un’emozione che non si è mai più ripetuta. Spesso non sono stato del soddisfatto dei politici usciti dalle urne, ma questo capita in democrazia.
Una classe politica (intesa nel suo complesso e non individualmente) squallida, inadatta, con scarsa coscienza sociale, incolta… E che altro? Incompetente, presuntuosa, individualista, incosciente, nepotista… Insomma, una classe politica come quella che si presenta alle elezioni del 2022, non ho mai avuto il piacere di incontrarla.
C’è ancora speranza: nel grande mare di rusco che siamo riusciti ad accumulare in Parlamento (attenzione, ce l’abbiamo messo noi!) negli ultimi decenni, qualcuno si salva e ha ancora sani principi e ideologie.
Hai scritto ideologie?
Ho scritto ideologie.
Antiquato: le ideologie sono morte.
Non sono morte le ideologie, è morta l’onesta morale.

Con le mie scuse ai politici che si sentiranno offesi. Ma per fortuna fra i miei 27 lettori, non ci sono dei politici.

Il macchia

CARO LETTA,

oggi sono io che ti avverto: Enrico, stai sereno, E ti chiedo: dovrei sporcare il mio voto, l’unico che ho e dura cinque anni, per Brunetta, Carfagna, Casini e tutta la triste, squallida compagnia che ha tradito per anni noi e soprattutto la Costituzione?
Enrico, stai sereno e goditi le meritate ferie, il mio voto NON LO AVRAI. E, spero, anche quello di altri, Molti.

Macchia

Lettera a Rudi Assuntino

Caro Rudi,
ho appena letto che l’uomo più potente del mondo, il Grande Capo della più compiuta democrazia dell’orbe terracqueo, ha deciso che è il momento giusto per aumentare  “le postazioni militari in Europa. A partire dall’Italia”.
Grazie per la preferenza, G.C.
Mi è venuto in mente una delle tue canzoni dei tempi nei quali speravamo che il mondo cambiasse, magari con una spintarella da parte nostra: “giriamo una pagina lunga di vent’anni, andiamo a guadagnare la nostra libertà” ci suggeriva la tua canzone, assieme ad altro che tralascio per non entrare nell’ormai lunghissimo elenco dei ferventi ammiratori di un altro Grande Capo di un’altra grande nazione che ha nelle mani, come l’altro Grande Capo, il destino del mondo.
Ci invitava, quella canzone, a “riconquistare la nostra libertà”. Ci consigliava altre cose piacevoli, ma noi ci siamo ben guardati dal mettere in pratica i consigli. Stavamo troppo bene nell’ingannevole abbraccio della democrazia più compiuta.

Bene, caro Rudi, è venuta l’ora di riprendere a cantare la tua canzone, ma stavolta non limitiamoci all’accompagnamento della chitarra. Mettiamoci, che so?, la grancassa, il trombone e, perché no, il bombardino.
Ti abbraccio e, ancora oggi, grazie per le tue canzoni.

Macchia.

Nota: il bombardino è il nome in volgare della bombarda soprano, strumento musicale il cui nome nobile è filicorno soprano.

Ri-macchia