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Questa sezione è dedicata alle notizie su Loriano Macchiavelli, oltre a segnalazioni, idee, progetti scritti di suo pugno. Seguitelo.

insieme

Lei si chiama Giulia e il progetto che ha deciso di perseguire si chiama INSIEME, fra i più stimolanti e importanti per i giorni che stiamo vivendo, giorni senza memoria.
Qui sotto la presentazione di Giulia e il modo per usufruire delle informazioni che ci regala. Leggete. Farete un favore a voi stessi.
macchia

“INSIEME. I luoghi della cultura popolare” è un podcast in cui le protagoniste sono le storie di luoghi, di uomini e donne che da nord a sud continuano ad essere testimoni di quella cultura popolare che appartiene a tutti noi. 
È questo l’aspetto che più mi ha affascinato di questi racconti.
Spesso queste storie sono custodite in luoghi che noi frequentiamo senza nemmeno conoscerne il passato, oppure che abbiamo già conosciuto grazie alla tradizione orale che ne ha preservato la memoria, ma che non sapremmo collocare o definire nel panorama quotidiano, oggi completamente stravolto.
La sfida di INSIEME è proprio quella di orientare gli ascoltatori in questo universo di storie e di luoghi. 
La prima stagione ha cadenza mensile con sei puntate dedicate a sei diverse località. In ogni episodio la voce dell’autrice dialoga con i diversi protagonisti incontrati in giro per l’Italia e con il contributo di studiosi e giornalisti per contestualizzare le vicende narrate. Il podcast è disponibile sulle Principali piattaforme per podcast (Spotify, Apple podcast, Google podcast) e sul sito
www.insiemeilpodcast.it
Sul sito e sui canali social dedicato (Facebook, Instagram e YouTube) sono pubblicati, tra una puntata e l’altra, materiali di approfondimento, bibliografie, foto e contenuti extra dell’ultimo episodio trasmesso. 
Giulia Mitrugno



sulla buona strada

“La pazienza è finita” dice il sindaco di Trieste riferendosi a chi non si vaccina. Cioè a chi non la pensa come lui. E parla di disertori e di fucilazioni.
Siamo sulla buona strada: avanti così.
Mi ricorda un signore (si fa per dire) che dal balcone di piazza Venezia, in quel di Roma, tuonava “Abbiamo pazientato quarant’anni. Ora basta!” Solo che lui, quel tale pelato e dalla mascella volitiva, il fucile lo ha fatto imbracciare sul serio. Agli altri, naturalmente. Lui sbraitava dal balcone e ha fatto più male dei fucili.
Io non so se ho fatto tutte le vaccinazioni previste dal piano di salvezza ed emergenza nazionale. Ormai ho perso il conto, ma spero di sì. Mi dispiacerebbe finire la vita davanti alla canna di un fucile per una scelta sbagliata. O per aver perduto il conto.

Il mio prossimo romanzo La stagione del pipistrello (il titolo dovrebbe essere definitivo) si occupa di gente che ha perso la pazienza.
Un po’ di pazienza e potrete leggerlo.
macchia.

i miraCOLATI

In 33 anni di vita Gesù Cristo ha resuscitato solo Lazzaro.
In pochi mesi di governo (facciamo 8?) Draghi ne ha tolti almeno 15 dalla tomba dell’oblio dove riposavano in pace, per loro fortuna e nostra sfortuna, non eterna, e ne ha fatto dei ministri, dei sottosegretari, dei consulenti.
Volete mettere? Altri tempi, altri morti.
macchia

Borlotti pandemici

Un racconto di Sabina Macchiavelli

Oggi finalmente riesco a scrivere, sono rilassata e mi è venuto un impulso creativo. Ho qualcosa da raccontare.

Sono piazzati davanti al bancale dell’uva, verso l’uscita. Lui con la borsa della spesa in mano, lei con il carrello semivuoto. Lui è grande, coi capelli unti raccolti in un codino, le occhiaie infossate e la bocca larga di quelle senza labbra. Sembra un serial killer. Lei sembra una casalinga. Bene in carne e con una pettinatura cotonata come fanno i parrucchieri di paese alle donne di mezz’età.
Chiacchierano di case (lui se l’è fatta da sé, complimenti.)
Si erano già fermati alla cassa, dopo aver pagato, e la cassiera gli aveva chiesto di spostarsi.
Devo prendere dell’uva.
“Permesso.”
Lui si sposta di 30 centimetri.
Andate a parlar fuori, no?
Non lo dico, ma dico qualcosa di ancor più sgradevole:
“Se avete finito potete pure uscire.”
Lui mi punta il dito. “Diamo fastidio?”
Che strana domanda. Anzi no: il tono è quello allusivo e ironico di chi vuol attaccare briga.
E lei: “Noi siamo mobili, no?, e ci muoviamo.” (Così, giuro. Non capisco cosa significa.)
“No, dicevo, è che la gente ha bisogno di servirsi e se voi state lì… Visto che si devono mantenere le distanze di sicurezza…” Mi son morsa la lingua nell’istante stesso in cui l’ho detto. Mi è venuto il cuore in gola: sapevo sarebbe arrivato.
Lui mi guarda con un lampo di acredine nel buio delle occhiaie: “Lei è vaccinata?”
Boom.
“Possiamo fermarci qui” dico prendendo un grappolo di pizzutella dal mucchio. Lo soppeso e lo guardo attentamente, praticamente acino per acino. Rallento il più possibile i movimenti per darmi un contegno.
Lei: “Eh-eh-eh!” Risatina di scherno e scuotimento di testa. Vale “lo sapevo io!”
Non rispondo. Che posso rispondere? Che penso di sì ma non ne sono sicura?

È vero che oggi mi sento non vaccinata, ma non ci metterei la mano sul fuoco. È sempre più difficile dirlo. Certe mattine mi sveglio che la giornata mi sembra diritta e ho una discreta energia, e ho anche idea che il mio lavoro abbia un senso e che posso considerarmi una vera scrittrice. Vado su Internet e vedo che chi è vaccinato può stare tranquillo, può fare un sacco di cose, tutte praticamente quelle che facevamo prima, è una persona altruista e socialmente responsabile, e ottimista perché andrà tutto bene. Eccomi, sono io. Parto come un treno. Sarà perché sono vaccinata.
Certe altre mattine, dio mio, mi sento Linus a cui hanno strappato via la coperta giurando di non dargliela mai più. Sognavo così bene… E ora… No! Tocca d’alzarmi! È devastante. Che mi alzo a fare? Non valgo niente, il mio lavoro è tutta fatica e zero guadagno, non avrò mai la pensione e scrivere non serve a una ceppa. Vado in Internet e leggo che chi non è vaccinato è una persona chiusa ed egoista, meglio faccia poca vita sociale tanto cosa va a impestare gli altri (se non in senso proprio, sicuramente in senso metaforico con i suoi pensieri negativi.) Chiaro, non sono vaccinata.
Ma poi, come faccio a fidarmi di quello che trovo in Internet? La rete è piena di fake news.

Dopo la risatina i due escono e si fermano davanti alla porta.
“Meglio stare lontani, quelli non vaccinati infettano anche noi” fa lui alzando la voce e guardando verso l’interno.
Sì sì, dice lei con la testa e un’altra risatina.
“Guardi che chi è vaccinato è ugualmente infettivo” dico con grande flemma. Mi sento come avessi preso troppe gocce di Valium. L’ho preso solo una volta in vita mia, anzi me l’hanno dato. È orribile, continui a star male da cani con la tua angoscia ben piantata in testa, ma sei al rallentatore e ti sembra di biascicare quando parli.
“Sì, perché sono i non vaccinati che ci infettano e dopo siamo infettivi anche noi” replica lui. Il ragionamento mi lascia talmente di stucco che mi viene il dubbio che abbia qualche evidenza scientifica. Andrò in Internet a vedere.
Con il sacchettino dell’uva in mano (finalmente sono riuscita a imbustarla, fare gesti lenti aiuta ma a tutto c’è un limite) provo l’ultima battuta di emergenza: “Ma io non le ho detto se sono vaccinata o no.” Del resto, come avrei potuto se non lo so neanch’io?
“Nooo, non dicevo per lei” riprende il semikiller.
Ah no?
Mi guardo intorno. Nel negozio ci siamo solo noi tre, pure il banco cassa è vuoto. Pare il supermercato di un film de paura.
Procedo verso la sezione dei vegetali, perdendo di vista e per fortuna anche d’udito il serial killer colle occhiaie e la casalinga oversize.
Non mi ricordo più se dovevo comprare delle verdure. Ho la testa attutita. È che sono affascinata dai baccelli maculati dei borlotti sul ripiano in basso. Sono lucidi e freschi, di un viola fosforescente. Mi sembra che si gonfino fluttuando fuori dalla loro cesta, chiamandomi in maniera irresistibile. Sarà l’effetto Valium.

Oggi sono in buona, sono riuscita a scrivere. Direi che sono vaccinata e sono in pace con me stessa.
Per quanto…
Oddio. Non sarà una fake news?

Veramente io vivo in tempi oscuri!

La parola sincera è follia, come da poesia Ai posteri (1938) di Brecht.
Leggo che nelle manifestazioni per i 700 anni dalla morte di Dante Il ministero della cultura (minuscolo) prevede una manifestazione nella quale il sommo poeta viene considerato un esule e assimilato al sommo politico Bettino Craxi.
Mai confronto fu più giusto e giustificato. Infatti sia Dante che Bettino, hanno imparato come sa di sale lo pane altruie comè duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale. Il primo vagando per l’Italia a mendicare un tozzo di pane e salendo le scale dei nobili che lo ospitavano. Il secondo mendicandolo, il tozzo di pane, magari con un boccone di formaggio, e salendo le scale della sua villetta a schiera, ma pur sempre scale. Per di più in terra straniera, la Tunisia, che è molto peggio che mendicare e salir scale in Italia, come tutti noi, esuli, sappiamo.
Mi piacerebbe tanto che Dante si rivelasse in sogno al ministro della cultura (minuscolo) per dirgli in faccia cosa ne pensa dello stravagante (per non incorrere nelle giuste ire della famiglia. Di Dante, ovviamente) abbinamento.
macchia