Veramente io vivo in tempi oscuri,
scriveva Brecht nel 1938,
vigilia della seconda guerra mondiale,
la benedizione che sappiamo.
Se i suoi tempi erano oscuri,
come potremmo chiamare
i nostri anni ?
Illuminati.
Dagli scoppi delle bombe
che esplodono ovunque
su questa terra disperata.
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Questa sezione è dedicata alle notizie su Loriano Macchiavelli, oltre a segnalazioni, idee, progetti scritti di suo pugno. Seguitelo.
L’ARIA CHE TIRA 2
29 settembre 1944 a monte Sole:
Questa è memoria di sangue
di fuoco, di martirio,
del più vile sterminio di popolo
voluto dai nazisti di von Kesselring…
775 vittime: l’abbiamo chiamata
rappresaglia
ed eravamo certi
che non sarebbe accaduto
mai più.
Come chiameremo il delitto
che si sta consumando
oggi nel mondo?
L’ARIA CHE TIRA 1
Le decisioni di alcuni pesi europei di vietare le manifestazioni a favore dei palestinesi (che quindi sono considerati tutti indistintamente terroristi) sono il segnale che certi problemi si risolveranno solo quando uno dei due contenenti non avrà più fiato per combattere. E siamo sulla strada giusta.
Se rappresentassi oggi in un teatro o in una piazza, il mio testo teatrale Voglio dirvi di un popolo che sfida la morte, probabilmente verrei arrestato e processato come terrorista, con l’aggravante del razzismo. Lo facemmo nel 1972 con il Gruppo Teatrale Viaggiante fondato e diretto da Luciano Leonesi. Anche in quegli anni non tirava aria buona, ma si poteva combattere con le armi della conoscenza e non della menzogna diffusa a livello planetario. Allora l’Autorità competente si limitò a convocarci in questura per censurare il testo.
I tempi cambiano…
Oppure, semplicemente…
Completate voi. Grazie.
Secoli,
millenni di massacri e siamo rimasti quelli che eravamo: umani senza umanità. Assistiamo… Peggio: partecipiamo, spettatori inutili, alla corsa verso la fine del prossimo. Che inevitabilmente sarà anche la nostra.
DOMANDE INUTILI PER RISPOSTE PROGRAMMATE.
Su Il Corriere della sera del 19 agosto 2023, edizione bolognese, hanno pubblicato una mia intervista di carattere generale. Quello che si chiama questionario Proust.
Chi l‘ha letta si sarà chiesto cos’era capitato al Macchia per dare risposte così melense e a volte incomprensibili.
Nulla. Hanno massacrato le mie risposte. Qui di seguito alcuni esempi della manomissione.
Chiedo scusa ai miei 27 lettori e credo che in futuro non insisterò con le interviste.
La domanda:
Che infanzia ha vissuto, che bambino/a è stato?
Sul giornale:
«Credo un bambino come tanti. Che scappava quando suonava l’allarme aereo. Un’altra Madeleine…»
La mia risposta era:
Credo un bambino come tanti. Che scappava quando suonava l’allarme aereo, tremava di paura quando vicino scoppiavano le bombe e tirava un sospiro di sollievo quando sentiva il suono prolungato della sirena che annunciava il cessato allarme.
A proposito di Madeleine, agli odori dell’infanzia aggiungerei il suono della sirena che ha scandito i giorni della mia infanzia.
La domanda:
Un libro, un film, una canzone, un’opera d’arte.
Sul giornale:
«Mille libri, mille film, mille canzoni. Mi rifiuto».
La mia risposta era:
Un libro? Mille libri. Mille film, mille canzoni. Come si fa ha scegliere? Mi rifiuto. Io sono diventato quello che sono, nel bene e nel male grazie a quei libri, film, canzoni.
La domanda
Il suo piatto e il suo frutto preferito?
Sul giornale:
Ho grande nostalgia dei fagioli, come delle nespole. I cibi dell’infanzia».
La mia risposta:
Anche qui è difficile decidere. Vengo dalla montagna dove ogni venerdì si mangiava la minestra nei fagioli. Proprio così, nei fagioli. Ne ho grande nostalgia. Come ho nostalgia delle nespole che nascondevo, sode, nella paglia e che recuperavo una settimana dopo, morbide, saporite e piene di piccoli semi.
Si capisce che sono in là con gli anni?
La domanda:
Il suo passatempo/hobby preferito.
Sul giornale:
«Leggere e scrivere».
La mia risposta era:
Leggere e scrivere. Che non sono né hobby né passatempi. Sono il mio modo di vivere.
La domanda:
Una cosa che la fa arrabbiare o che detesta?
Sul giornale:
Quando vedo un gruppo di ragazzi fermi, ognuno a testa china sullo smartphone. In silenzio come se assistessero a un rito magico. E forse lo è. Io ne sono escluso. Sì, sono proprio in là con gli anni.
La mia risposta era:
Mi arrabbio, ma con me stesso, quando vedo un gruppo di ragazzi fermi in un giardino, a un crocicchio, davanti alla scuola… e ognuno di loro, a testa china, fa viaggiare, con una velocità incredibile, pollici e indici su un oggetto che cattura tutte le loro capacità visive, sonore, intellettuali… In silenzio come se assistessero a un rito magico. E forse lo è. Io ne sono escluso.
Sì, sono proprio in là con gli anni.
La domanda:
Il viaggio che non ha mai fatto?
Sul giornale: In Palestina.
La mia risposta era:
Il viaggio in Palestina. “Quando la mia terra tornerà libera mi verrai a trovare” mi aveva detto Ibrahim salutandomi, all’aeroporto. Glielo avevo promesso.
Entrambi aspettiamo ancora.
La domanda:
Cosa le piace e cosa non le piace della società del 2023?
Sul giornale:
Mi piace il televisore spento, non sopporto quello acceso.
La mia risposta era:
Del 2023 una cosa soprattutto mi piace: il televisore spento. Non mi piace, non sopporto, il televisore acceso. Devono cambiare parecchie cose (e parecchie persone) perché mi torni simpatico il miserevole schermo.
La domanda:
Quale consiglio darebbe a un giovane che ha concluso la scuola dell’obbligo?
Sul giornale:
Più che un consiglio, un avvertimento: “In tanti saranno ansiosi di consigliarti. Ascolta quelli dei quali hai fiducia e poi fa come ti suggerisce la tua coscienza”.
La mia risposta era:
Non mi sognerei mai di dare un consiglio così impegnativo che potrebbe modificare il futuro di un giovane. Più che un consiglio potrei dargli un avvertimento: “In tanti saranno ansiosi di consigliarti. Ascolta quelli dei quali ha fiducia e poi fa come ti suggerisce la tua coscienza”.
La domanda:
Cosa ama e detesta negli uomini e cosa nelle donne?
Sul giornale:
In entrambi i casi l’ipocrisia. No, rettifico: l’indifferenza. Non andare a votare lo considero la peggior manifestazione dell’indifferenza.
La mia risposta era:
In entrambi i casi l’ipocrisia. No, rettifico: l’indifferenza. Siamo nella merda proprio per l’indifferenza della maggioranza degli italiani. Non andare a votare lo considero la peggior manifestazione dell’indifferenza.