Funerale dopo Ustica

 Torna Funerale dopo Ustica.

Il pezzo che segue l’avevo messo sul sito quando l’editore era convinto di ripubblicare il volume. Poi la malaugurata idea di farlo preventivamente leggere e commentare da un avvocato, a scanso di guai economici incombenti, dato l’argomento e il precedente legale con Strage. Risultato: Funerale dopo Ustica, non si ristampa.
Perché? Perché c’è il diritto all’oblio. Non so cosa voglia dire e non mi interessa.
Perché la sentenza definitiva sulla strage di piazza della Loggia ha assolto tutti gli imputati. Qualcuno ricorda Brescia, il 28 maggio 1974? La fotografia di un uomo in ginocchio, disperato come dovrebbe essere disperato tutto il nostro paese? Ne dubito, ma non cambieranno le cose.
Altri perché, tanti, che mi fanno capire come il nostro Paese stia tornando indietro nella democrazia, nella cultura, nel buonsenso… Se si arriva a censurare la letteratura, vuol dire che va male, che molte, troppe cose non funzionano, ma soprattutto che è in corso una mutazione genetica della nostra gente. Una mutazione che ci fa accettare anche gli avvenimenti per i quali, un tempo (quando?) avremmo protestato, saremmo scesi in piazza.
Niente di buono sul nostro orizzonte.
Anche se non ha senso, lascio il brano che annunciava la ristampa di Funerale dopo Ustica. A futura memoria. Leggetelo qui di seguito.

 

In giugno del prossimo 2012 uscirà per Einaudi una nuova edizione del mio romanzo Funerale dopo Ustica, apparso per la prima volta nel 1989 per l’editore Rizzoli. Allora l’autore indicato sulla copertina era un certo Jules Quicher, contrabbandato nel risvolto di copertina come “un esperto di problemi della sicurezza in una famosa multinazionale svizzera”. La presentazione del presunto autore terminava così:
“… Jules Quicher parla e scrive alla perfezione in italiano e francese (sue lingue madri), e in inglese, tedesco e spagnolo.”
In realtà il vero autore del romanzo, il sottoscritto, parla e scrive a malapena in italiano e nel dialetto della sua montagna, ma i progetti editoriali prevedevano che io conoscessi altre lingue.
La fascietta attorno al volume riportava: “Uno scrittore che sa molte cose: forse troppe”.  Anche questa affermazione era ardita: chi può conoscere le segrete cose avvenute in Italia dal dopoguerra ai giorni nostri?
Quello che sapevo dei misteri italiani lo avevo desunto dalle inchieste rese pubbliche e che ben pochi perdono tempo a leggere. Per ciò, chi ne sa anche solo un poco più degli altri, sembra che sappia quasi tutto.

Del romanzo Funerale dopo Ustica vi do, cari amici lettori, i

Personaggi
importanti in ordine di apparizione sulla scena del crimine:
Dikte, ammiraglio, funzionario ad altissimo livello dei servizi segreti della Difesa;
Bellamia, la doppia moglie dell’onorevole;
– L’onorevole Furoni, ex comandante partigiano, ex aderente al Partito d’azione, ex attivista del Partito comunista italiano, ex terrorista altoatesino e infine deputato al Parlamento italiano per conto di un partito dell’arco costituzionale e difensore delle riforme sociali e politiche;
– Surprisi, alto magistrato titolare di inchieste sull’eversione nera, rossa, gialla e altri variegati colori;
– Penelope Giorgiani, Lope, intellettuale, sociologa di fama internazionale e strenua paladina dei movimenti extraparlamentari come supporto insostituibile della democrazia;
Klaus Krunter o Walther Renner o Hisard o Gustav Göristh o Standish Husky o chissà che altro ancora, tedesco o austriaco o spagnolo o svizzero o chissà che;
– Guendalina Valmoral, Lina, la sua segretaria. O la sua donna? Vedremo;
– Victorhugo, ognuno di noi immagini chi sia e chi rappresenti;
– Pierluigi, nome di battaglia di uno sfigato condannato fin dalla nascita a morire giovane;
– Stefano Degiorgi, geometra, capo ufficio tecnico dell’impresa di costruzioni Sassi L, sui trenta, elegante e sobrio;
– Il Maggiore, ingegnere responsabile della stessa impresa, capelli bianchi, sorriso aperto e comunicativo;
– la Signorina, segretaria tuttofare della stessa impresa di costruzioni;
– Mila Santini, dottoressa, ufficio amministrativo dell’impresa Sassi L.;
– il Vecio, partigiano, un taciturno montanaro sui cinquanta;
– Mario, non si sa chi sia né se sia;
– dottor Capucci, funzionario di polizia;
– dottor Lucio Chiaroni, anonimo ragioniere dipendente di un’importante azienda a capitali internazionali, con scarse possibilità di carriera (almeno apparenti) e felice padre di famiglia;
– Marta, la moglie;
– Sara, la figlia, tutta suo padre;
– Ummer, il capo del Nucleo Sette;
– Primo, Secondo, la Ragazza, Trovato, Sesto, il Custode, quelli del Nucleo Sette;
– Riccardo, biancheria intima e gran figlio di puttana;
– Antony Bozzolla, coordinatore del gruppo dei dieci del Css2;
– Luis Garcia Rodriguez, o anche Colonnello Stan, che ha costruito la sua casa in cima a Punta Falconera, Costa Brava, Spagna;
– Algucil, pittore, anarchico, rivoluzionario, reduce del ’68 parigino, amico di Luis Garcia;
– Pazienza, un prezioso occhio per Stefano Degiorgi, nel buio di Roma, vero nome Circeo Calterano;
– Hilario, amico d’antica data di Stefano Degiorgi, che dà l’idea di un barbiere più che di un agente dei servizi segreti spagnoli;
– l’Abate di Montserrat, abazia benedettina a quota 750;
– Pardo Bazan, chi è costui? O costei;
– Sarah, dagli amici chiamata Sherry per via che ne beve in quantità;
– Jules Quicher, dei servizi di sicurezza francesi, uno che avrà vita lunga;
– dottor Miland, responsabile di certi laboratori segreti per la ricerca di chissà cosa;
– l’uomo con la cicatrice, destinato a una brutta fine come tutti i cattivi;
– Morini, uno di Milano che dovrebbe saperla lunga sulle bierre;
– Eva Horvath, vedova ungherese, trasandata e forse ubriaca;
– Heléna, la sua dolce bambina, strumento inconscio di morte;
– Professor Cordellin, uno strano ma erudito e aggiornato fisico;
– Adin al Fadal, pilota libico che riesce a guidare un Mig 23 perfino da morto;
– monsieur Pipard, titolare della brasserie di Punta Falconera e fornitore di gas liquido;- madame Feisan, da poco vedova e tenutaria dell’unico albergo di Punta Falconera;
– Ferdinando, un meccanico addetto al controllo a terra degli aerei, che si è provvidenzialmente rotto una gamba, purtroppo per qualcuno.

Adesso che vi ho presentato quasi tutti i protagonisti di Funerale dopo Ustica, ci vediamo a giugno.

PS. Per motivi esclusivamente legali, nel senso che stiamo valutando alcune ipotesi che potrebbero procurare a me e all’editore qualche fastidio, oggi (9 agosto 2012) vi comunico che l’uscita del romanzo è stata rimandata. Ne riparleremo, forse, a marzo dell’anno prossimo. Tenete duro.

loriano macchiavelli

6 commenti su “Funerale dopo Ustica”

  1. D’inchieste ce ne sono tante, di romanzi (forse,non so, pure) pure, ma la sensazione di voler continuare a leggere ogni momento libero (o rubato) questo racconto è rara, almeno per mia esperienza di accanita lettrice d’inchieste,saggi e romanzi. Qui il grande godimento: leggere un libro che vorresti non terminasse mai con il desiderio che le pagine aumentino ogni volta che lo apri. Carissimo scrittore, romanziere, ricercatore di verità, vere o fittizie, ma sempre artisticamente narrate: non mi lasci troppo tempo a sperare in un libro che non vedo l’ora di continuare. Grazie per il piacere della lettura.

    1. Che dire, Martina?
      Dal punto di vista letterario, non potevo iniziare meglio un nuovo anno.
      Grazie.
      macchia
      PS. Ti suggerisco di leggere “Noi che gridammo al vento”. Poi, se credi, un tuo parere.
      macchia

  2. Comprai nel 1993, in una libreria remainder di Igea Marina, i due romanzi di J. Quicher, che sapevo essere Loriano Macchiavelli e che non avevo trovato da nessuna parte prima.
    Letti d’un fiato.
    Inchiesta, fantasia, realtà: che importa?
    Quello che trasmettono è il clima di quegli anni, il momento storico in cui Bologna è stata crocevia e teatro di gioco dei poteri “occulti”, nascosti come i suoi magnifici giardini del centro e che, come questi, si concedono solo fugacemente allo sguardo dei passanti per poi richiudersi sui loro segreti.
    Grazie Jules.

  3. Mi appresto a leggerlo. Mi aspetterei, essendo una inchiesta romanzata maggiore verità rispetto alle varie inchieste. Ma l’autore dice che è il frutto di ciò che ha letto negli anni. Allora mi domando: che senso ha? E perché non ha fatto un libro inchiesta come tanti suoi colleghi con nomi e storie vere? Chi ha scritto documentando non ha ricevuto denunce. Vorrei essere almeno certo che pur con nomi di fantasia, ciò che viene raccontato sia vero. Tutto vero. Grazie.

    1. Signor Oreste, non ho scritto un libro inchiesta perché sono un romanziere. A parte ciò, abbiamo due concetti diametralmente opposti della funzione e dell’utilità del romanzo. Naturalmente entrambi più che giustificati e giustificabili.
      Se lei si aspetta dal mio romanzo la verità, lo lasci perdere e si dedichi alle tante inchieste apparse negli anni o alle tante ricostruzioni televisive. Al più, da un romanzo, può aspettarsi una verità artistica, come accade per tutte le arti che interpretano un avvenimento reale. Nei quadri di Guttuso sulla strage di Portella non troverà la verità, ma l’ipotesi di una verità che io chiamo verità artistica. Come accade per le tante poesie sulla strage di Bologna. O come accade nell’Iliade per la drammatica guerra di Troia. Senza voler assolutamente mettere il mio romanzo in competizione con Omero. La storia della letteratura è piena di romanzi che raccontano una particolare verità su un avvenimento reale.
      Con il mio romanzo ho voluto semplicemente ipotizzare una possibile verità come la si può dedurre dagli avvenimenti conosciuti. Diciamo che cerco di aiutare il lettore a guardare dietro il sipario dell’ipocrisia, della menzogna e della malafede.
      Non sono così presuntuoso da vendere una verità che non ho. Ne ipotizzo una. Al lettore costruirsi la propria. Io gli fornisco alcuni elementi che potrebbero servirgli a farlo.
      loriano

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