Il potere non esiste in natura e non esiste come puro spirito. Non si ottiene con mezzi democratici. Lo si prende. Il più delle volte con la forza, ma lo si può ottenere anche con dolcezza.
Per la presa di potere con dolcezza è indispensabile crearsi la corte dei subalterni promettendo loro futuri incarichi e quindi laute remunerazioni. A pagare le quali sarà poi il popolo bue. Bue nel senso che si lascia mettere tranquillamente il giogo sul collo e solo quando viene frustato per tirare l’aratro o il carro o altro peso, si accorge dell’errore fatto. Troppo tardi.
Democratiche elezioni possono essere un altro modo per prendere il potere dolcemente. A condizione che subito dopo si traffichi per mettere il vincitore nelle condizioni di non governare. Con l’aiuto dei vassalli si convince, quindi, il popolo di essere il solo in grado di salvare il paese (a volte il mondo) e, senza altre elezioni, le quali non darebbero garanzie di vittoria, vassalli, valvassori e valvassini gli chiederanno per favore di provvedere alla salvezza della comunità.
Il potere si può anche consegnare coscientemente. In questo caso lo si fa perché lo si vorrebbe per sé ma, sapendo di non avere né struttura né mezzi per farlo, ci si accontenta delle briciole. E, potendo, si diventa vassallo o valvassore o valvassino del feudatario, a seconda delle proprie caratteristiche sociali ed economiche.
Nel nostro paese c’è abbondanza di poteri che, ovviamente, non hanno le stesse potenzialità. Dal che si deduce che esiste una struttura gerarchica dei poteri: poteri primari e sottopoteri. I sottopoteri sono quelli di casta, degli ordini professionali, delle associazioni, delle congreghe, dei gruppi organizzati… Contano quello che possono e sottostanno ai poteri primari: politico, giudiziario, religioso, bancario, burocratico… e l’elenco è ancora lungo. Potere primario è anche il potere mafioso.
Il potere dei poteri o potere primario o grande potere o potere sovrano, sta sopra i poteri primari e sopra i sottopoteri. Esso giganteggia, comanda, tirannizza (il verbo tirannizzare non esiste e avrei dovuto scrivere tiranneggia , ma tirannizzare è più tirannico) su tutti noi.
Potere dei poteri o potere primario o grande potere o potere sovrano. Come vi pare: è lui il padrone del mondo. Lui è il potere economico. Il quale tollera, o può tollerare, a suo insindacabile giudizio, i poteri primari e i sottopoteri. Permette loro di sopravvivere, ma solo fino a quando non interferiscono e rispettano le sue leggi. Che non sono scritte o codificate, ma di quelle sono più efficaci e soprattutto più veloci nel punire.
Il potere sovrano è invisibile e usa un burattino, possibilmente cialtrone (e in questo da noi non c’è che l’imbarazzo della scelta), che sappia incantare il volgo ignorante e sciocco con parole e parole e parole. Con promesse e promesse e promesse ma che poi eseguirà fedelmente gli ordini del Potere Sovrano .
SECONDO BREVE APOLOGO:
L’agnello si aggirava disperato e piangente quando incontrò il lupo. Che gli chiese: «Perché piangi, piccolo e tenero agnello?»
«Mi sono perduto… Non trovo più la pecora mia madre. L’hai veduta? È passata da queste parti? L’hai almeno sentita?» e il pianto dell’agnello diventò straziante.
«Sì» disse il lupo, «È passata di qua e l’ho anche sentita.»
«Ho fame, sete, sono stanchissimo e non so più dove cercarla.»
«Non hai il montone padre che si occupi di te, che ti accudisca?»
«Ce l’avevo, ma è partito alla ricerca di prati più verdi e di erba più tenera per mamma pecora e per me.»
«Così sei rimasto solo, non c’è nessuno che ti protegga?» chiese ancora il lupo.
L’agnello negò scuotendo il capo. E una pioggia di lacrime che ormai inzuppavano il suo tenero e delicato vello, si sparse attorno.
Il lupo, commosso dal dolore si grande dell’agnello, disse: «Se vuoi posso proteggerti io. Almeno fino a quando non tornerà il montone padre.»
«Ti ringrazio» e l’agnello stanco e disperato e affamato, si accucciò accanto al lupo benedicendo la sorte che glielo aveva fatto incontrare. E, fiducioso, si addormentò.
Il lupo sentì, in coscienza, di aver fatto la sua buona azione. Da lupo civile e benpensante non poteva tollerare che l’agnello soffrisse tanto. Si accucciò nella sua tana e si addormentò soddisfatto. Soprattutto sazio.
(Continua alla prossima puntata.)