La precisazione iniziale che vale per tutte le puntate.
Quando scrivo di persone, uomini, gente, esseri umani… intendo donne, uomini, omosessuali e ogni altra definizione si voglia dare ai vari rappresentanti dell’umanità.
Da altre parti, da ben altri personaggi e molto meglio di come lo farò io, è descritta la struttura del Potere e le varie teorie che si sono inventate per giustificarlo o per dargli una spiegazione che possa sembrare ragionevole. O almeno accettabile. Come nasce, si sviluppa, si autogiustifica e si giustifica davanti al mondo. Comunque stiano le cose, io ho un’idea precisa del Potere e mi piace scriverla perché la capisco meglio. E per condividerla con altri.
Il Potere è di due tipi: legale e sotterraneo ed è, in ogni caso, sopraffazione.
Il Potere legale è imposto da leggi dello Stato. Non sempre democraticamente.
Il Potere sotterraneo è imposto e basta, da chiunque voglia farlo e abbia i mezzi per perseguirlo. Due argomenti, chiunque voglia farlo e abbia mezzi per perseguirlo, che affronterò in una prossima puntata.
Alla base c’è comunque l’imposizione. E cioè, un’azione violenta che non può o può essere accettata. Chi non l’accetta è fuori, emarginato, considerato eversore, a volte terrorista, ed è punito secondo quanto previsto dalla legge imposta dal Potere. Chi l’accetta lo fa sperando di partecipare, un giorno non troppo lontano, al banchetto con le briciole di quel Potere. O sperando che, così facendo, lo lascino almeno sopravvivere.
Anche questi due argomenti, partecipazione alle briciole e speranza di sopravvivere, saranno oggetto di una successiva puntata. Preparatevi al peggio perché, come capirete dalla frase che avete appena letto, ho intenzione di tenervela lunga.
Chi accetta l’imposizione del Potere non creda di essersela cavata, di restarne fuori tranquillo: sarà punito ugualmente nei suoi diritti di persona.,
Primo breve apologo. Il lupo disse alla pecora: «Ho un po’ di fame. Che ne diresti se ti mangiassi?»
«Preferirei di no» rispose la pecora.
«Sono d’accordo» e il buon lupo cercò di appisolarsi sperando che il po’ di fame si chetasse. Non accadde. Anzi, il po’ di fame si trasformò in morsi di fame insopportabili. Fra un brontolio e l’altro dello stomaco, il lupo aprì un occhio e guardò la pecora che, per nulla messa sull’avviso dalla richiesta, per lei ben poco rassicurante, continuava a pascolare poco distante.
«Facciamo così» disse il lupo avvicinandosi alla pecora. «Facciamo così. Oggi mi limiterò a mangiarti la coscia destra. Che ne dici?»
«Preferirei di no» confermò la pecora e stava per allontanarsi, cominciando a dubitare che le sue preferenze non sarebbero state tenuto in conto dal lupo.
«Vedo che a essere democratico non si arriva a un accordo»borbottò il lupo. E senza aggiungere altro si mangiò la pecora che era riuscita a fare appena due passi.
(Continua alla prossima puntata.)
Nota in calce alla prima puntata: avevo appena messo sul sito la prima puntata (con la solita fatica per capire procedure per me incomprensibili) che ho letto l’articolo di Silvia Tuzzi su Il fatto quotidiano (23 ottobre 2015) riguardante il libro del professor Zagrebelsky Moscacieca (Laterza editore, 2015). Ci tornerò in una delle prossime puntate. Sia sull’articolo che sul volume.