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ai posteri

I primi cinque versi della poesia di Bertolt Brecht (1938) sono questi:

Veramente io vivo in tempi oscuri!
La parola sincera è follia.
La fronte distesa tradisce l’apatia.
Se ridi, non hai ancora saputo
il terribile annuncio.

Poco dopo (nel 1939, settembre), i tempi oscuri richiamati da Brecht si concretizzeranno con il terribile annuncio dell’invasione della Polonia da parte dell’assassino Hitler e dei suoi macellai. Il conto dei morti l’abbiamo fatto cinque anni dopo.
Se dovessi scriverla io oggi (e che il buon B.B. mi perdoni l’ardire), l’inizierei così:

Veramente io vivo in tempi di merda!

I tempi di merda sono quelli che ci stanno attorno e il terribile annuncio ci viene dalle dichiarazioni che l’economia è l’unica certezza dei nostri tempi e la dobbiamo rispettare sopra ogni altra cosa.
Si possono interpretare in altro modo le tante dichiarazioni di feroce e incazzato dissenso sulla chiusura dei locali da ballo?
“Sono a rischio miliardi di euro” si ripete da ogni parte. E molti politici condividono e, anzi, gettano benzina sul fuoco.
Mi piacerebbe sentire che ne pensano coloro che hanno intenzione di votarli alle prossime elezioni.
Questo tipo di dissenso io lo capisco così: la vita di molte persone (il conto lo faremo a carogna virus sconfitto) vale meno di alcuni miliardi di euro.
E voi?
macchia

comunicazione

che forse interesserà i miei affezionati 27.
Giovedì 14 agosto alle cinque della sera, alle cinque in punto della sera, Francesco Guccini e il sottoscritto hanno finito di rileggere Cosa sa Minosse, storia di fantasmi e gente strana.
Non sappiamo, Francesco e io, non sappiamo cosa sia venuto fuori. Forse un racconto lungo, forse un romanzo breve, forse né l’uno né l’altro.
Appena passerà questo schifoso (le motivazioni dell’aggettivo le conoscete tutti)15 agosto, manderemo il risultato all’editore.
Non è una delle storie alle quali abbiamo abituato i nostri lettori, ma noi ci siamo divertiti a inventare una storia assurda che, alla prima lettura, può apparire insulsa. Se avrete la pazienza di leggerla con la necessaria calma (e non solo per vedere come va a finire), vi accorgerete che fra le righe c’è dell’altro. Un altro che riguarda un po’ i nostri tempi e le nostre fobie, il più delle volte nascoste dietro la normalità di una vita che crediamo ci appartenga.
Nell’attesa, BUON FERRAGOSTO 2020, con il permesso del carogna virus.
macchia

ancora sulla strage

Oltre all’articolo di Sgumbéi 2011, che trovate qui sotto, ne parleremo in diretta video, io e Mauro Giorgini domani, giovedì 30 luglio, alle 18 sulla pagina Facebook Liberementi.libri.
Sarà il nostro omaggio alle vittime della Strage del 2 agosto alla stazione di Bologna.
Altro appuntamento sabato 1 agosto a Bologna, in via Indipendenza, portico del Monte di Pietà (di fianco a san Pietro). Assieme al sottoscritto ci saranno molte altre scrittrici e scrittori che leggeranno o racconteranno cos’è per loro il 2 agosto.
loriano

caro romano,

forse hai ragione tu: la vecchiaia porta saggezza. La mia esperienza mi suggerisce che la vecchiaia porta di sicuro rincoglionimento. Di vecchi saggi ne ho incontrati solo al cinema e nei romanzi. Le eccezioni ci saranno, da qualche parte, e sono disposto a ricredermi appena si verificheranno le tue ipotesi che non ti sorprenderebbero. E che invece sorprendono il sottoscritto
macchia
PS.
Ma io non sono un politico e riesco ancora a sorprendermi.

il parere di due lettori

insoddisfatti dell’acquisto di 33 indagini per Sarti Antonio (vedi articolo più sotto).
Il primo: Non avevo letto prima Macchiavelli ed ho pensato che questa raccolta di “casi” mi avrebbe aiutato ad avvicinarmi a Sarti Antonio. In realtà ho capito che non è il mio genere di lettura, lo dico con rispetto. Difficile da seguire, complicato nella descrizione dei personaggi…

Il secondo: Mi spiace fare una critica all’autore, che rispetto in modo assoluto, ma non è di mio gradimento il suo modo di scrivere, con quella ripetizione quasi maniacale di cognome, nome e ruolo del protagonista e degli altri suoi personaggi. Mi rendo conto che è un segno distintivo dell’autore, ma proprio non mi piace. E la trama dei racconti polizieschi è poco intrigante, con un finale spesso scontato.

La mia giustificazione, non richiesta ma proposta come scusante, è la seguente: Mi dispiace che i due lettori non siano soddisfatti. Hanno ragione tre volte: hanno pagato; non è il loro genere di lettura; la trama poliziesca è poco intrigante.
Forse si aspettavano un giallo classico. In circolazione ce ne sono a centinaia. Non vedo il motivo per mettermici pure io. Il lettore farà le sue scelte.
Anch’io, come scrittore, ho fatto delle scelte. Cerco di non ripercorrere strade letterarie fruste e sconnesse e di raccontare il mondo che mi sta attorno, naturalmente come lo vedo io. Che non sempre è come lo vedono gli altri.
D’altra parte, tutti i finali dei romanzi gialli classici sono banali. Io provo a raccontare la banalità della realtà e quindi della vita. Non sempre ci riesco. Mi scuso per questo.